In questo periodo di emergenza sanitaria sono moltissime le persone che si stanno cimentando in esibizioni improvvisate e cover di qualsiasi genere. Che sia attraverso un balcone, su di un tetto, o semplicemente in camera da letto, tantissimi appassionati di musica stanno cercando di rendere queste giornate di quarantena forzata un po’ meno pesanti. E, tra le tante, ce n’è una che ha particolarmente attirato la nostra attenzione: quella di una bellissima bambina malese e la sua versione di “Killing In The Name” dei Rage Against the Machine.
La versione di “Killing In The Name” dei Rage Against the Machine di una bambina malese
Uno dei lati positivi di questo isolamento forzato è sicuramente il fatto che ora abbiamo molto più tempo da dedicare alla nostra famiglia. Stiamo riscoprendo, infatti, quei piccoli piaceri della vita che, troppe volte, abbiamo trascurato. Se poi abbiamo anche la fortuna di saper suonare uno strumento, allora il tutto risulterà molto più semplice: la musica, infatti, in questi momenti è una delle poche cose che può darci conforto.
Tra i tanti video che girano sul web, tra singolari cover, clip inedite ed esibizioni improvvisate, ce n’è uno che ci ha conquistati letteralmente. Sarà perché stiamo parlando di una dolcissima bambina che canta insieme a suo padre, sarà che la canzone in questione è dei Rage Against the Machine, ma questa clip ci ha letteralmente sbalordito.
La storia di Killing In The Name
Nel video, pubblicato su Facebook, la piccola Audrey canta una bellissima e personalissima versione di “Killing In The Name” mentre suo padre, un musicista di nome Ujang Ijon, la accompagna con la chitarra. Questa dolcissima e divertentissima cover del brano, scritto dal gruppo di Tom Morello e Zack De La Rocha, ha fatto il giro del mondo raggiungendo presto un milione e mezzo di visualizzazioni. Un domanda ora sporge spontanea: chissà se la piccola Audrey è a conoscenza del significato delle parole che lei stessa stava cantando….
Nel brano Killing In The Name, estratto dall’album omonimo del 1992 della band statunitense, si ipotizza infatti che le forze dell’ordine americane abbiano stretti legami con il Ku Klux Klan. L’album d’esordio della band statunitense, pubblicato il 3 novembre del 1992, è considerato ancora oggi come una pietra miliare ed uno dei più rappresentativi del nu metal.
La copertina del disco, invece, raffigura il sacrificio del monaco buddista Thich Quang Duc che si diede fuoco a Saigon nel 1963 per ribellarsi contro la politica del presidente del Vietnam del Sud. La sua impresa divenne celebre in tutto il mondo anche grazie alla foto scattata da Malcolm Browne: lo scatto si aggiudicò il premio World Press Photo of the Year nel ’63 e il Premio Pulizer l’anno successivo.