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John Frusciante: una vita di eccessi salvata dal Rock

Da quando John Frusciante è, trionfalmente ritornato nei Red Hot Chili Peppers, i milioni di fan della band in tutto il mondo sono andati in assoluto visibilio. Del resto, l’inconfondibile sound dei Red Hot si è, praticamente da sempre, irto su poche semplici certezze, una di queste è, sicuramente, la poderosa potenza delle chitarre di Frusciante. Ad oggi, l’eroe della sei corde si definisce una persona decisamente migliore; tornando nella band con la consapevolezza che, in passato ,gli era mancata; riguardo ciò che vuole realmente nella vita e anche in merito ai suoi limiti.

 Le origini del mito di John Frusciante gettano le radici nella sua più tenera età. John comincia a suonare la chitarra molto precocemente, a soli 7 anni; coltivando sin dagli albori, l’ambizioso sogno di diventare una Rock Star. Fu solo nel 1988 che, entrando nei Red Hot Chili Peppers,riusc, finalmente  a muovere i primi passi verso la realizzazione del suo sogno. Al tempo, i Red Hot stavano affermandosi sulla scena Underground statunitense ed erano la band preferita del giovane chitarrista. Per lui, Anthony Kiedis e Flea rappresentavano un caposaldo della cultura Rock di quegli anni. La sua avventura nella musica vide la luce nel migliore dei modi, ma il successo spesso oblia; rendendo la sua ascesa ben diversa da ciò che aveva sempre immaginato.

 La dissolutezza che condusse John Frusciante al baratro

Gli eccessi e l’edonismo che, evidentemente, contraddistinsero l’apice della carriera dei Red Hot Chili Peppers, cominciarono a diventare superflui per Frusciante che, intanto, si era reso conto che la musica stesse, ormai, ricoprendo un ruolo estremamente marginale, non solo nella sua vita; ma soprattutto, lungo il percorso della band. Fu in quel momento che John maturò l’idea di lasciare il gruppo. Frusciante e i Red Hot avevano da poco concluso le sessioni di registrazione di Blood Sugar Sex Magic; poco dopo, John fece di tutto per allontanarsi da ciò che, ormai, pensava da tempo.

Il successo travolse i Red Hot Chili Peppers che, irrimediabilmente accecati dalla fama, distolsero la loro attenzione dalle condizioni critiche nelle quali verteva la fragile psiche del loro chitarrista. La situazione divenne intollerabile per John che, il 7 maggio del 1992, annunciò la sua dipartita alla band. I membri del gruppo lo pregarono affinché restasse almeno fino alla fine del tour, ma John Frusciante ormai era convinto di ciò che voleva; i riflettori non facevano per lui e l’avrebbero, ben presto, condotto al baratro. Così, il chitarrista accettò di suonare per un ultimo concerto, a Tokyo, in occasione del debutto della kermesse nipponica della band.

Dopodiché, John scelse di avviare una carriera da solista. Anthony Kiedis si sentì profondamente ferito dall’abbandono di Frusciante, interpretandolo per lungo tempo come un affronto. In realtà, sembrerebbe che i tormenti di Frusciante affondino le proprie basi agli esordi del gruppo. Il chitarrista soffriva già di depressione quando entrò nei Red Hot. Mentre Anthony piantò i piedi per terra e non gli parlò per 5 anni, il bassista, Flea, ben al corrente di cosa volesse dire provenire da situazioni particolarmente delicate, scelse di rimanergli accanto. Flea andava a trovare Frusciante in casa sua regolarmente e, il più delle volte, lo trovava inerme sul divano a non fare nulla.

La caduta del chitarrista nel tunnel della droga

Quando John scoprì la passione per la pittura, cominciò a camminargli accanto anche il demone della tossicodipendenza. Frusciante eludeva i suoi tormenti interiori attraverso il consumo di alcolici e sostanze stupefacenti. Flea lo abbandonò quando le sue condizioni divennero irreversibili. Nel 1996, il destino di Frusciante sembrò segnato. Il chitarrista rischiò più volte di morire, sfiorando spesso l’overdose, fino ad arrivarci. Venne tempestivamente rianimato dai soccorritori. Come se non bastasse, John Frusciante accumulò oltre 30 mila dollari in debito coi pusher che cominciarono a dargli, incessantemente, la caccia.

Nel 1997, la droga era ormai diventata una routine per il chitarrista che, da tempo, era caduto in povertà. Passare la giornata alternando stupefacenti e alcolici distrusse la labile psiche di Frusciante che, nel 1998, decise di sancire la sua rinascita. Il chitarrista entrò in una clinica di recupero, il suo amico Flea tornò ad assisterlo e, poco dopo, John fece il suo ritorno nel gruppo. Sebbene Kiedis si fosse mostrato restio, alla fine si trovò d’accordo nel constatare che, insieme a Frusciante, i Red Hot Chili Peppers ritrovarono la chimica che li aveva resi unici e che, nel periodo con Dave Navarro, sembrò essere un miraggio. Nel 2009, Frusciante lasciò il gruppo ancora una volta, per proseguire con la sua carriera solista. Lasciare il testimone a Josh Klinghoffer segnò un altro periodo infelice per i Red Hot che, alla fine, sono riusciti a ritrovare il loro inconfondibile sound al tramonto del 2019.

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