Nick Mason – storico batterista dei Pink Floyd – si è trovato spesso, nel corso degli anni, a riflettere sui primi anni della band e in particolare sul periodo con Syd Barrett. Una figura, quella del fondatore dei Floyd, ammantata di mistero e idolatria. Creatore di un’arte onirica e lungimirante, Barrett verrà successivamente allontanato dagli altri membri – perché troppo imprevedibile e instabile. In una nuova intervista per Uncut – magazine sui grandi classici del rock – è proprio Mason a riportare in ballo gli anni più brillanti del cantante.
PINK FLOYD, LA STORIA DI COME LA BAND DI SYD BARRETT E’ ARRIVATA AL SUCCESSO
Con la foto di un iconico George Harrison in copertina, il nuovo numero di Uncut Magazine contiene, in realtà, un lungo e approfondito editoriale sui Pink Floyd. Raccontato per bocca di Nick Mason. Un salto nel passato, lungo il percorso dei primi anni della band – all’apice del potenziale creativo e artistico di Syd Barrett. “Alla fine del 1966, Peter Jenner e Andrew King ci hanno scoperti – esordisce il batterista nell’intervista – e abbiamo iniziato alla All Saints Church Hall a Notting Hill”.
“Syd scriveva in quel periodo […] Ma tutto quello che facevamo allora era strano – non era simile a nessuna canzone di un normale repertorio […] creavamo queste prime versioni di musica psichedelica”. Il sound originario dei Pink Floyd è in effetti dominato dalla figura onirica e spaziale di Barrett e dalle sue visioni psichedeliche. Sarà solo con il cambio di rotta – occorso con l’entrata in scena di Roger Waters al timone della nave – che la band si assesterà su uno stile progressive.
NICK MASON RICORDA IL PRIMO PERIODO CON SYD BARRETT
“Credo che Syd avesse iniziato a fare uso di LSD all’epoca della All Saints. – ricorda Nick Mason a proposito del fondatore dei Pink Floyd – quando siamo andati alla UFO, ne usava ancora di più. Ma non è qualcosa che puoi vedere – vedi qualcuno che fuma […] – quindi non puoi mai saperlo”.
Proseguendo nell’intervista per Uncut, Nick Mason ricorda poi il cambio repentino – avvenuto dal giorno alla notte – che subirono le loro vite quando iniziarono a lavorare come una band professionista. “Un mese dopo Arnold Layne, stavamo allo studio 3 di Abbey Road per registrare Piper. – ricorda il batterista – E’ stato velocissimo. Roger e io eravamo stati al college la maggior parte del tempo, e poi all’improvviso siamo diventati professionisti, e passavamo sette ore al giorno a fare musica piuttosto che un’ora e mezza”.
PINK FLOYD, LA DIREZIONE MUSICALE DI SYD BARRETT
Nello stesso momento in cui i Pink Floyd diventano dei professionisti, Syd Barrett inizia a spingere la band in una direzione ancor più strana dell’inizio. Il frontman mal sopporta il produttore di The Piper at the Gates of Dawn – Norman Smith – che cerca chiaramente di trasformare i loro lavori in delle hit commerciali.
“Posso immaginare Syd che pensava “So come voglio farlo, non voglio che Norman provi a trasformarlo in un singolo di successo” – continua a raccontare Nick Mason per Uncut – Penso che Norman sentisse qualche obbligo nel provare a fare in quel modo, mentre Syd stava spingendo verso una direzione ancor più strana. Interstellar Overdrive, per dire, era praticamente una jam: in ogni momento sarebbe potuta andare in qualsiasi direzione”.