Era il 1965 e il mondo non aveva idea che di li a poco avrebbe accolto due tra i fenomeni più travolgenti nella storia della musica moderna. I Led Zeppelin non esistevano e David Bowie non aveva ancora visto la luce. All’epoca, il Duca Bianco era conosciuto con il suo nome di battesimo, David (Davy per gli amici) Jones.
Il giovane, suonava per una Band Blues Rock inglese chiamata The Manish Boys. Proprio come i Rolling Stones, i Manish Boys trassero ispirazione per il proprio nome da un celeberrimo brano del Bluesman, Muddy Waters. Mannish Boy risale al 1955.
Dieci anni dopo, il diciottenne Jones e la sua band registrarono una cover di una canzone di Bobby Bland, intitolata I Pity The Fool. Quel giorno, il non ancora Duca Bianco, accolse colui che, di li a poco, avrebbe dato gli albori ai leggendari Led Zeppelin. Al tempo, il ventunenne Jimmy Page era un chitarrista turnista, retribuito per ingaggio; in una delle sue innumerevoli apparizioni in studio, il chitarrista incise alcune tracce soliste per i Mannish Boys.
Chi era Jimmy Page quando incontrò David Bowie?
Nel 1965, Jimmy Page aveva già intrapreso una fruttuosa carriera nel mondo della musica come session man. Aveva collaborato con gli Who per I Can’t Explain, con i Rolling Stones per la demo di Heart Of Stone, per la colonna sonora della pellicola dei Beatles, A Hard Day’s Night e per un singolo scardina classifiche di Petula Clark, intitolato Downtown. Inoltre, il chitarrista aveva cominciato a cimentarsi nell’auto produzione di alcuni brani, rilasciando, nello stesso anno, un suo singolo da solista, in cui era anche il cantante.
In gennaio, però, la folle corsa di Jimmy Page verso il successo, lo portò in studio ad incidere una controversa e giovanile versione di I Pity The Fool in compagnia di un giovanissimo David Bowie. Il brano, che era già stato arrangiato in chiave piuttosto Heavy dai membri della band, ricevette una spinta non indifferente dagli assoli saturi di distorsione di Page.
Il chitarrista mette mano alle corde a poco meno di un minuto dall’inizio della canzone, sovrapponendosi alla voce di David Bowie. Il solo, va avanti per circa trenta secondi. Il biografo personale dell’ormai ex chitarrista dei Led Zeppelin scrive in Jimmy Page: The Definitive Biography del 2019, della reazione del musicista alla sessione col gruppo, esplicandone la titubanza. Jimmy Page, infatti, sapeva che il brano non sarebbe diventato una Hit e che David avesse bisogno ancora di tempo prima di passare alla storia.
Il ricordo del Duca Bianco
David Bowie ha spesso ricordato delle sue esperienze passate,fornendone una visione particolarmente distante, come se si trattasse di un’altra vita. “Ero molto giovane. Ricordo di essermi riunito in sala d’incisione con una delle milioni di band che avevo negli anni ’60 e che il chitarrista di turno era un ragazzo poco più grande di noi, che aveva appena finito il liceo artistico ed era già un session man di spicco sulla scena; sto parlando di Jimmy Page”.
Il Duca Bianco ha anche ricordato l’euforia con cui il chitarrista sfoggiò la sua strumentazione, apparentemente appena acquistata. “Quel giorno, Jimmy portò con sé un Fuzz Box. Utilizzò l’effetto per l’assolo. Era molto eccitato all’idea di provare il suo nuovo equipaggiamento”. Col senno di poi, possiamo sicuramente affermare che l’esperienza maturata da Jimmy Page nel campo musicale prima di formare i Led Zeppelin, abbia rappresentato un valido aiuto per la riuscita della leggendaria band pioniera dell’ Hard Rock moderno.