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Le migliori voci femminili della storia del rock

PJ Harvey

Rimanendo ancora nel panorama musicale britannico, un’altra voce di grandissimo livello e di grandissima sensualità merita di essere citata all’interno di questa classifica sulle voci femminili migliori della storia del rock. Stiamo parlando di PJ Harvey, nome d’arte di Polly Jean Harvey, nata nel 9 ottobre del 1969 e ancora in attività, dopo anni di carriera in cui ha regalato delle perle di grandissimo livello alla storia del rock e non solo, soprattutto negli anni ’90. La cantante, musicista e compositrice britannica si è da sempre distinta, nell’ambito musicale che l’ha vista fin da subito protagonista, attraverso quell’originalità che si origina da un genere musicale oscillante tra l’alternative rock e l’indie rock, ma che si concretizza in un modo di apparire mai banale e proprio dei migliori look dark, oltre che in una cura e una realizzazione di testi che hanno fatto la storia. 

Raccontatasi al Rolling Stone, la britannica ha spiegato quale fosse l’origine del suo fare musica, che l’ha portato a raggiungere il successo planetario soprattutto negli anni ’90: «Sono cresciuta ascoltando John Lee Hooker, Howlin’ Wolf, Robert Johnson, e molto di Jimi Hendrix e Captain Beefheart. Sono stata esposta a tutti questi musicisti molto compassionevoli in tenera età… e questo è sempre rimasto in me e sembra essere tornato in superficie a un’età molto più adulta. Penso che il modo in cui siamo quando cresciamo sia il risultato di quello che abbiamo conosciuto da piccoli». L’ascolto della musica rock, che ha accompagnato a sonorità più pop – come quelle degli Spandau Ballet – nel corso della sua adolescenza, ha generato quella grande capacità artistica che l’ha portata alla realizzazione di brani e album di grandissimo livello, influenzati anche dalla passione per il l’indie tipico di Pixies, Television, Slint e Patti Smith

Nonostante i suoi numerosissimi lavori artistici legati al contesto del sesso e della provocazione, PJ Harvey ha sempre chiarito la sua posizione ideologica: «Non mi definirei femminista perché non capisco il termine o il bagaglio che si porta dietro. Penso che dovrei tornare indietro e studiarne la storia per associarlo davvero a me, e non sento il bisogno di farlo. Preferisco decisamente andare avanti a fare le cose nel modo in cui le ho sempre fatte».

E ancora: «Non penso mai al femminismo, voglio dire non mi sfiora mai la mente. Certamente non penso in termini di genere quando scrivo canzoni, e non ho mai avuto problemi che non potessi superare per il fatto di essere una donna. Forse non sono grata per le cose che sono avvenute prima di me. Ma non credo ci sia nessun bisogno di essere consapevoli di essere una donna in questo campo. Mi sembra solo una perdita di tempo. Non offro un supporto specifico alle donne. Offro supporto alle persone che scrivono musica, molte delle quali sono uomini».

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