Il panorama contemporaneo della musica offre una serie di prodotti, di artisti e di formazioni che meritano di essere citate e sottolineate, soprattutto se il rock lo si ama e si sanno riconoscere quelle qualità che sono state alla base del successo mondiale della formazioni e degli artisti che tutti amano. Perchè se è vero che il mondo del rock ha indubbiamente ottenuto il suo successo attraverso epoche artistiche di grandissimo livello, è pur vero che fossilizzarsi sulla stesse potrebbe apparire come limitante o, almeno, non rispettoso rispetto ad un’epoca contemporanea che offre grandi artisti, molto spesso ignorati o non riconosciuti a dovere, che invece meritano larga considerazione. Vogliamo parlarvi, a proposito, dei Black Midi, una formazione britannica che sta entusiasmando e impressionando il popolo anglosassone attraverso le sonorità progressive che si uniscono alle stranezze, all’atteggiamento sovversivo e alla rivoluzione sociale tutta punk. Ma si tratta di una realtà degna di nota o di una chimera? Cerchiamo di spiegarvelo all’interno di quest’articolo.
Chi sono i Black Midi?
Nell’evidenziare quale sia il grande successo che ha definito i Black Midi e che li porta ad essere uno dei prodotti meglio apprezzati della musica contemporanea, è necessario – in primo luogo – introdurre la loro storia, iniziata nel contesto della BRIT School di Londra, accademia che ha generato, tra gli altri, un talento come Amy Winehouse. L’attenzione di tutti i membri per la Mahavishnu Orchestra di John McLaughlin portò ad avvicinarli, e a considerare l’idea di costruire una formazione che potesse accomunare non soltanto la passione comune per un certo tipo di musica, ma anche tutte quelle tendenze artistiche specifiche, come l’amore per le sonorità africane, l’ascolto di gruppi noise o il ritorno culturale al rock classico del secolo scorso.
Il tutto è partito nel modo più casuale e classico possibile: una jam session improvvisata all’ora di pranzo che convinse tutti a dover provare un qualcosa di più. Come ha dichiarato Morgan Simpson, batterista della band: «Ricordo che le prime volte mi dicevo: wow, è come se suonassimo insieme da una vita. Erano come pezzi di un puzzle che combaciavano. Era destino, o qualcosa del genere». E’ impensabile considerare che il successo sia immediato, anche quando un prodotto effettivamente funziona: le jam session prolungate – oltre due ore per di queste – si trasformarono in concerti con una decina di spettatori, nonostante l’appuntamento fosse settimanale e continuativo.
Il successo dei Black Midi e la rivoluzione musicale
Ben presto, però, il merito ha pagato: i quattro membri della band hanno registrato tutto il materiale accumulato per lungo tempo, dando vita alla pubblicazione di diversi singoli che, prima ancora di un esordio discografico in studio, hanno proiettato la band britannica verso l’attenzione di una critica sempre più “innamorata” dei loro contenuti. Dopo aver firmato con la Rough Trade è stata la volta dei primi singoli pubblicati: soltanto rari esempi sono il frutto di un lavoro di singoli, mentre la maggior parte del materiale è stato ottenuto da continue elaborazioni e rielaborazioni che soltanto l’attenzione e la passione dei quattro membri ha potuto generare.
Le jam sassion continuano, ancora oggi, ad essere fondamentali nel processo discografico dei Black Midi, come ha spiegato la voce Geordie Greep: «Non c’è un solo modo per capire se una jam è buona oppure no. Ma lo senti quando siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda o quando emergono un suono o un’idea buoni. A volte è come se stessi correndo verso la luce senza mai arrivarci. In ogni caso, devi sempre metterci la testa e rifinire quel che hai fatto».
Il primo album in studio dei Black Midi e il prog-punk della band britannica
Alla fine, nel 2019 c’è stato il tanto atteso esordio discografico di Black Midi che, non era un mistero, hanno ottenuto una risposta popolare molto soddisfacente, ricevendo anche tutta l’attenzione della critica. Schlagenheim, questo il nome del prodotto, è il frutto di un lavoro di registrazione di soli cinque giorni e di una costruzione artistica e culturale durata anni. Un lavoro che la critica osanna con le migliori recensioni possibili (“la band esordiente più entusiasmante della Gran Bretagna”, scrive il Financial Times) e con un’attenzione che, dato il panorama britannico tutt’altro che veloce nell’esaltare i suoi prodotti, sottolinea quanto di straordinario ci sia nel progetto prog-punk della formazione britannica.
Per chi volesse addentrarsi nell’ascolto di Schlagenheim, le tracce dell’album sono quelle che seguono:
- 953 – 5:21
- Speedway – 3:18
- Reggae – 3:29
- Near DT, MI – 2:20
- Western – 8:08
- Of Schlagenheim – 6:25
- Bmbmbm – 4:57
- Years Ago – 2:35
- Ducter – 6:42