Il brano si intitola Piece Of My Heart e venne, originariamente, inciso nel 1983. In rete sono visibili diversi contenuti media che ritraggono Freddie Mercury, i membri dei Queen e Rod Stewart insieme. In effetti, si tratta di scatti relativi al periodo appena antecedente alla registrazione del pezzo. Piece Of My Heart sarebbe dovuta essere inserita nella tracklist di The Works. La demo integrale del brano, ad oggi, risulta ancora inedita. All’epoca, non venne reputata all’altezza delle altre 9 tracce che compongono il disco; in quanto non convinse totalmente i Queen.
C’è da dire, inoltre, che l’inizio Gospel che caratterizzava l’interludio della canzone, riprendeva in modo eccessivo l’omonimo brano della compianta star del soul, Janis Joplin. Tra il 1993 e il 1995, Brian May, Roger Taylor e John Deacon decisero di rielaborare la canzone, rimuovendo per motivi di copyright la sezione introduttiva ed estromettendo Rod Stewart dal progetto. Grazie alla pubblicazione di Made In Heaven, nel 1995, il brano poté finalmente vedere la luce. Il titolo variò e si scelse Let Me Live, mentre le parti che, all’epoca furono di Stewart, vennero sostituite con delle strofe soliste cantate da Brian May e Roger Taylor. Si tratta del primo brano in assoluto dei Queen, in cui tre membri del gruppo rivestono il ruolo di voci soliste in tre parti diverse della canzone.
Il ricordo di Freddie Mercury attraverso Made In Heaven
Il 24 novembre del 1991, un fulmine a ciel sereno colpisce il mondo intero. Si spegne tragicamente l’immenso frontman dei Queen. All’età di 45 anni, Freddie Mercury si arrende alla malattia; venendo tristemente stroncato da una polmonite. Quattro anni dopo, i restanti membri del gruppo, mai rinsaviti dal lutto devastante provocato dalla perdita del loro magnifico leader, decidono di dedicargli un album postumo. Made In Heaven è un disco dalla genesi struggente e nostalgica. Un atto di fede nei confronti di un pubblico altrettanto desolato dalla morte di una leggenda.
Si sa, l’apporto terreno di determinate figure, tende a mistificarle al punto da renderle invulnerabili. Nell’immaginario collettivo, Freddie Mercury è sempre stato e, continua ad essere, una stella dall’energia incendiaria ed inesauribile che, grazie a tecnica, carisma e un talento sconfinato, è riuscito a consacrare alla storia i Queen. Ad oggi, la band continua a far innamorare anche le nuove generazioni, sempre più appassionate dal fascino ruggente di Freddie Mercury e dall’esecuzione impeccabile che ha sempre contraddistinto la loro discografia, a prescindere dai dissapori interni alla band.
Ciò che per molti può sembrare una bieca operazione di rilancio, è in realtà un tributo delicato e, a tratti, sommesso ad un artista che ha completamente riscritto i paradigmi concettuali della musica moderna. Oggettivare un disco come Made In Heaven rendendolo, di fatto, non più che una raccolta di opere postume, sarebbe un’operazione cinica e speculatrice. Sarebbe impossibile, per ogni appassionato, non definirla un’opera di commemorazione spontanea e genuina.
Del resto, i Queen sanno da sempre che il nome di Freddie Mercury non ha bisogno di nessuno che lo tenga alto o ne tessa le lodi. Made In Heaven è il risultato della fatica e della nostalgia, del rimorso e della rassegnazione. Freddie Mercury è rimasto eterno nel cuore di chi, ad oggi, continua ad amarlo e a portare avanti la sua opera. Vincendo la morte, abbandonando in Terra solo le sue spoglie materiali, aspirando alla rinascita universale e al ricongiungimento del suo spirito con le stelle più luminose del firmamento.