Il decennio che si è appena concluso ha visto la rinascita del vinile ed un periodo particolarmente florido per il mercato ad esso relativo. L’avvento del Compact Disc nel 1982, per merito della Philips, portò ad un lento, ma radicale declino dell’iconico formato; le cui lodi, negli anni, sono state ampiamente tessute da migliaia di appassionati provenienti da tutto il mondo. Il disco in vinile ha oltrepassato fenomeni di costume, capolavori dell’arte ed il susseguirsi incessante di correnti musicali rivoluzionarie, fino a raggiungere un punto di non ritorno. Almeno così si pensava fino agli anni dieci del 2000.
Il decennio appena conclusosi ha, contribuito attraverso lodevoli pubblicazioni e nostalgiche rivisitazioni, al glorioso ritorno, non solo del disco in vinile in quanto emblematica figura fisica ed oggetto da collezione fortemente desiderato, ma soprattutto della valutatività estremamente positiva che, fino a pochi anni fa, era ormai insita solo nei pochi cultori del formato.
Spesso, in quest’ambiente, abbiamo sentito declamare a gran voce l’innegabile fedeltà del vinile, il calore e l’avvolgimento che solo questo tipo di disco può regalare alla musica e, più di ogni altra cosa, il mito del celeberrimo rituale della pulizia e della posa sul piatto. Tutto questo, unito alle opere sopracitate e, indubbiamente, al ritorno di alcuni grandi artisti nati, fondamentalmente, dal vinile, hanno spinto il mercato alla rinascita.
Ne è un esempio The Endless River, ultimo album in studio dei Pink Floyd, datato 2014. Per celebrare lo storico ritorno del disco in vinile, Nielsen Music ha stilato un rapporto nel quale ha inserito i dischi più venduti in questo formato negli ultimi dieci anni sul territorio statunitense. In questa classifica, ne abbiamo raccolti 5, nell’annovero dei più grandi nomi che la storia della musica abbia mai conosciuto.
5) Fleetwood Mac – Rumours (1977)
Dopo una serie di lavori discutibili, nella seconda metà degli anni ’70, Mick Fleetwood decide di riformare la band, integrando Linsdey Buckingham e la compagna Stevie Nicks. Il risultato è un capolavoro inestimabile della musica Rock di consumo.
Ad oggi, Rumours rimane uno dei dischi più venduti di sempre. Un traguardo inimmaginabile per una band i cui animi ribollivano fin dagli esordi a causa di screzi e dissapori costanti. Il lavoro di produzione fatto su Rumours esalta all’ennesima potenza l’apporto emotivo del gruppo sull’opera, costruendo un muro del suono insormontabile e del tutto unico. Negli ultimi dieci anni, l’album ha venduto 304 mila copie in formato vinile, confermando quanto affermato in precedenza.
4) The Beatles – Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967)
L’album designa alla perfezione le atmosfere lisergiche tipiche della rivoluzione psichedelica, accentuandone i caratteri al fine di generare un vero e proprio colpo di stato atto alla sensibilizzazione inconscia della società in merito a temi delicati come la politica dell’epoca. Ad avvalorare il disco, la genialità incontrovertibile di John Lennon e Paul McCartney. Si tratta, senza alcun’ombra di dubbio, del primo concept album di successo nella storia del Rock. L’album in vinile ha venduto, nel corso del decennio, 313 mila copie.
3) Amy Winehouse – Back To Black (2006)
Giovane e tormentata, Amy Winehouse esplica a pieno la sua condizione attraverso i passi struggenti di Back To Black. Nel 2006, l’artista scolpisce il suo nome nella storia, ambendo al firmamento attraverso l’eclettismo con il quale espia i suoi demoni interiori. Con un totale di 351 mila copie vendute in vinile negli Stati Uniti, Back To Black è tra i dischi fautori del rilancio dell’iconico formato.
2) Pink Floyd – The Dark Side Of The Moon (1973)
Siamo di fronte al capolavoro dei Pink Floyd. The Dark Side Of The Moon rappresenta, semplicemente, l’arte allo stato puro. Il connubio tra poesia e tecnica, depurato dal genio anarchico e stralunato di Syd Barrett spinge il disco verso uno stato di puro onirismo. The Dark Side Of The Moon è diventato il simbolo della cultura giovanile degli anni ’70.
Il lavoro di ingegneria del suono di Alan Parson è impareggiabile ed esalta a pieno il tripudio creativo della band. La denuncia, l’indignazione ed il delirio di Roger Waters, si fondono alla perfezione con la lisergia chitarristica con cui David Gilmour ammalia gli ascoltatori. La discrezione di Richard Wright equilibra meticolosamente i virtuosismi finora espressi, mentre Nick Mason attende pazientemente di esplodere, portando l’espressione dei Pink Floyd a livelli inimmaginabili. L’album ha raggiunto un totale di copie vendute negli Stati Uniti di 376 mila dischi.
1) The Beatles – Abbey Road (1969)
Durante le sessioni d’incisione di Abbey Road, i Beatles erano ormai frammentati, avulsi dall’unione che, fino ad allora li aveva contraddistinti. Gli innumerevoli screzi e i dissidi sopraggiunti soprattutto nel periodo del White Album, portarono la band alla separazione definitiva pochissimo tempo dopo. Le tracce del disco sono tutte sovraincise. I Beatles si sono ritrovati contemporaneamente in studio molto raramente mentre l’album prendeva forma.
Abbey Road è il frutto dello spirito di coesione di Paul McCartney e delle pressioni contrattuali della EMI a cui la band era vincolata. Ciò nonostante, l’album si prospettò un successo e, ad oggi, rappresenta una pietra miliare nella storia della musica. Brani come Come Togheter e Something rappresentano, non solo il punto più alto della carriera dei Fab Four, ma, soprattutto, uno dei momenti di massimo splendore che il paradigma erto alle basi della musica in quanto prodotto culturale abbia mai affrontato. Tra il 2010 e il 2019, Abbey Road arriva ad un totale di ben 558 mila copie vendute in formato vinile, distaccandosi notevolmente dagli altri dischi in lista e rimarcando l’immenso apporto storico del gruppo sulla cultura Pop internazionale.