Con una carriera piena di alcuni momenti altissimi e incredibili, gli Who e i suoi membri sono considerati tra le più più importanti di sempre (oltre che ancora in formissima). Va detto però che hanno anche vissuto alcuni punti molto bassi e davvero tragici, in particolar modo alcuni componenti precisi. 50 anni dopo, ritorniamo indietro e rivediamo uno dei giorni più bui della band, nel momento in cui Keith Moon uccise accidentalmente il proprio autista con la sua Bentley. Sappiamo bene che il batterista era spesso sotto i pesantissimi effetti dell’alcol e della droga, svenendo varie volte sul palco.
L’INAUGURAZIONE DEL PUB
Il batterista anarchico degli Who era presumibilmente alla guida il 4 gennaio 1970, quando in un incidente molto strani, Moon investì il suo autista Neil Boland, che venne poi trovato morto. La triste storia inizia, come spesso accade con Moon, al pub. La rock star, nota per le sue follie dietro il palco oltre che sul palco con gli Who, stava visitando il pub Red Lion a Hatfield, nell’Hertfordshire. Furono lì che iniziarono i problemi perché Keith Moon iniziò a darci subito giù pesante con l’alcol, birre e superalcolici di ogni tipo.
IL LOCALE PIENO DI SKINHEADS
Keith Moon stava assistendo all’apertura dell’evento in onore del figlio del suo vicino che gestiva il pub e che lo aveva appena aperto. Il batterista arrivò al pub rigorosamente agghindato con i suoi sgargianti abiti, eleganti e molto costosi. Dal momento che amava le macchine di lusso, scelse una Bentley per arrivare. Iniziò subito a bere e aveva un vero debole per il brandy alla birra che, al tempo, era particolarmente costoso. Non ci volle molto perché la clientela del pub, un locale pieno di skinheads, volgesse le loro attenzioni verso Keith Moon che non faceva molto per non farsi notare.
IL TENTATIVO DI FUGA DAL LOCALE
Dopo una forte dose di alcol e presumibilmente qualche parolina di troppo volata nell’aria, l’atmosfera della notte divenne presto più oscura e pesante. Moon saltò nella sua Bentley per poi essere subito affrontato da un gruppo di ragazzi che gli lanciavano pietre e monete contro la macchina. Non solo, i giovani avevano pensato bene di scuotere la macchina avanti e indietro, impedendo a Keith Moon di andarsene. Per cercare di disinnescare la situazione, l’autista di Moon Boland uscì dall’auto per affrontare il gruppo a mani nude.
IL TRAGICO INCIDENTE
Moon, chiaramente in preda al panico per la ferocia del gruppo, saltò insolitamente al volante della macchina (non guidava nemmeno quando era sobrio) e tentò una fuga. In una serie di eventi terribilmente sfortunati e tristi, Boland fu intrappolato sotto il cofano della Bentley mentre Keith accelerava e finì per essere trascinato lungo la strada mentre il gruppo stava scappando. Boland sarebbe morto tristemente a causa delle sue ferite più tardi quella notte in ospedale. Dopo la morte di Boland, Moon venne accusato della sua morte insieme alle accuse per guida in stato di ebbrezza e guida senza patente e assicurazione. Circa sei settimane dopo, la morte fu giudicata un incidente e Moon se la scampò da qualsiasi accusa grave, sebbene si dichiarasse colpevole delle accuse di guida.