Fermatevi un attimo e provate ad immaginare l’incontro tra due mostri sacri della musica come Michael Jackson e Bruce Springsteen. The King of Pop e The Boss, insieme, nella stessa stanza. Ecco, ora cancellate esattamente quello che avete immaginato: il loro incontro è stato uno dei più imbarazzanti della storia della musica!
Michael Jackson e Bruce Springsteen: uno degli incontri più imbarazzanti della storia del rock
Tutto ebbe inizio nel lontano 1984. Il Re del Pop aveva pubblicato da poco quello che poi sarebbe diventato uno degli album più venduti della storia: Thriller. Il Boss, invece, aveva appena finito di lavorare al suo più grande successo commerciale di sempre: Born In The U.S.A. Insomma, queste due leggende della musica dovevano conoscersi necessariamente. Tuttavia, quello che sarebbe dovuto essere “l’incontro del secolo”, si rivelò quasi un fiasco.
Le due superstar si incontrarono nel backstage, dopo un concerto di Jackson a Philadelpia, sotto gli occhi meravigliati di giornalisti e fotografi. Jackson, porgendo la mano, si presentò: “Salve! Ho da poco letto un interessante articolo su di te su People.”
“Ah wow, grazie!” rispose Springsteen accennando un sorriso: “Mi è piaciuto tantissimo il tuo spettacolo di stasera. Ho sentito che fai concerti lunghissimi, ma come ci riesci? Prendi qualche pausa?”
Jackson: “Si, a volte i miei show durano anche tre ore e di tanto in tanto mi prendo una piccola pausa. Funziona abbastanza bene.”
Mentre i due musicisti conversavano, in sottofondo risuonavano i ‘click’ delle macchine fotografiche: tutti gli occhi erano puntati su Bruce e Michael.
“Hai scritto tu quel brano, Fire? Quello che cantano anche le Pointer Sisters.” Chiese un imbarazzato Jackson.
“Si è mio e ci ho messo circa 10 minuti per comporlo. Quando sono in tour, però, difficilmente riesco a scrivere qualcosa e tu?” Rispose Springsteen succhiando un cubetto di ghiaccio.
L’imbarazzo di Michael Jackson e la sicurezza di Bruce Springsteen
Gli occhi di Jackson guizzavano a destra e sinistra come una pallina da ping-pong, senza mai fermarsi: “Si infatti hai ragione, c’è sempre troppa roba a cui pensare durante le tournèe”
Bruce Springsteen, all’epoca 35enne, indossava degli stivali, jeans chiari, una camicia e un foulard rosso intorno al collo. Michael Jackson, invece, portava una camicia rosa su una maglietta bianca, dei pantaloni chiari e delle pantofole blu, con le sue iniziali ricamate in oro.
Jackson, intimidito e palesemente agitato, chiese: “Ho letto che durante i tuoi concerti ti fermi a parlare col pubblico. Come ci riesci? Io non ne sono capace.”
“Si, è così. -rispose Bruce- Racconto sempre un sacco di storie, alla gente piace. Amano sentire la mia voce, anche quando non canto. Capisco però cosa intendi. Una volta ho suonato ad un evento di beneficenza per i veterani del Vietnam e sono dovuto salire sul palco per presentare il presidente dell’associazione senza la mia amata chitarra. Amico, stavo tremando! Per la prima volta mi sono trovato su un palco senza il mio strumento: mi sentivo nudo.”
La voce del Re del Pop si affievolì, in modo che nessuno potesse sentirlo: “A te piace parlare di fronte a tutte queste persone? Non è strano? “ – “Si, è strano.” Confermò il Boss.
Alla fine Jackson lanciò una rapida occhiata alla porta e, congedandosi, disse: “Bene, penso che adesso mi ritirerò. È stato davvero un piacere conoscerti!”
“Sapete –disse Springsteen risputando il cubetto di giaccio nel bicchiere- quel Michael è proprio un bravo ragazzo.”