Erano i lontani (o vicini?) anni Novanta, precisamente il 1993. Il punk revival stava per esplodere nonostante nessuno ancora lo sapesse. Gruppi come i Green Day, i Rancid e gli Offspring avrebbero definitivamente spaccato il mercato (in particolare modo la prima, con il celebre album Dookie del 1993). In Europa la situazione era completamente diversa, c’erano gli Oasis contrapposti ai Blur nell’era del britpop, ma poco importa. C’era però una band che aveva attirato le attenzioni di moltissimi produttori e discografici, tra cui quelli dell’Atlantic Records, una delle più grandi e importanti dell’epoca. Quella band aveva incuriosito il discografico dei Rolling Stones e dei Led Zeppelin: Ahmet Ertegün. Ma il gruppo rifiutò. Chi sono questi “pazzi“?
FUGAZI, FUGEZI
Ahmet Ertegün, cofondatore e direttore generale della Atlantic Records, aveva già intuito che il punk (anzi, il pop–punk) sarebbe diventato la tendenza incredibile degli anni successivi. L’Atlantic Records aveva ovviamente intuito questo trend e voleva entrarci a pieno titolo. Tra le altre cose, Ertegün era stato il discografico aveva messo pure sotto contratto i Rolling Stones e i Led Zeppelin, di certo non era l’ultimo arrivato in termini musicali. il suo fiuto gli aveva permesso di vedere la potenza comunicativa e musicale dei Fugazi, band capitanata da Ian MacKaye e Guy Picciotto.
I NUOVI SEX PISTOLS US?
Era il mese di settembre del 1993 e i Fugazi si stavano esibendo per la terza e ultima serata consecutiva a New York, nel Roseland Ballroom. L’ultimo album del tempo dei Fugazi era “In on the Kill Taker“, pubblicato solamente qualche mese prima, a giugno. Ertegun si era letteralmente innamorato di loro, della loro potenza che richiamava i Sex Pistols ma con un’abilità tecnica interessante. I Fugazi erano veramente l’emblema del punk: a loro non interessava nulla se non la musica e si disinteressavano di tutte le questioni commerciali. La band di MacKaye era infatti il gruppo giusto per essere plasmato a piacimento delle case discografiche. Ma l’Atlantic Records non aveva fatto tutti i conti.
Ertegün aveva un assegno praticamente in bianco in tasca. I Fugazi dovevano solo firmare per il contratto più esaltante e ricco della loro carriera. Era davvero una formalità. Ma il punk non è una moda commerciale, il punk è un’attitudine e un modo di vivere. I Fugazi pubblicavano infatti i loro dischi con la loro etichetta gestita autonomamente, non usavano i media più commerciali, si organizzavano i tour in tutto il mondo completamente da soli. In più, i prezzi dei loro biglietti non andavano mai oltre i 10 dollari. Non avrebbero mai ceduto alle logiche del ricco mercato, soprattutto quello rock degli anni Novanta. Ecco perché rifiutarono.
“E’ stata una cosa parecchio strana. Avevamo appena finito di suonare, ed eravamo scesi nei camerini per darci una rinfrescata e cambiarci. A un certo punto ci siamo accorti che laggiù, oltre a noi, non c’era nessuno. Poi in camerino è arrivato Ahmet, accompagnato da una donna. Noi siamo rimasti di stucco. Fu una dimostrazione di potere incredibile. Poi ha iniziato a presentarsi dicendo : ‘Ok vi farò firmare lo stesso contratto che ho fatto firmare ai Rolling Stones, avrete il vostro marchio e sarete voi a condurre lo show’. In nessun modo sarebbe riuscito a metterci sotto contratto. Le etichette avevano smesso da tempo di metterci sotto contratto, non eravamo più sui radar di nessuno, ed è stato molto divertente che sia stato proprio lui a provarci“. E le cifre erano altissime.