Bob Dylan e Gene Simmons. Un incontro improbabile e un sodalizio artistico ancora meno plausibile. Eppure – a volte – la musica rivela delle inaspettate e piacevoli sorprese. Perché, sebbene i due artisti provengano da background musicali opposti, sono riusciti a trovare una connessione sul comune terreno dell’Arte. E – quella telefonata che il co-fondatore dei Kiss – fece al manager di Dylan, forse non sembra così assurda se la si guarda in quest’ottica. L’Arte non può far altro che unire. E Waiting for the Morning Light – nata dalla chitarra di Bob Dylan e dalle parole di Gene Simmons – ne è la dimostrazione.
Bob Dylan: la musica diventa poesia
Bob Dylan è uno di quegli artisti a cavallo tra forme espressive diverse. La sua musica è poesia e questo gli permette di aggiudicarsi – nel 2016 – il Premio Nobel per la Letteratura. Nell’ambito della grande musica americana, Dylan crea una nuova forma poetica – delicata ed emozionale. In linea stessa con la sua arte – è un artista introverso e taciturno. Evita i contatti con i media e con il pubblico, sale sul palco solo per esibirsi e parla poco. La sua musica parla per lui. Passa anche alla storia come pittore, scultore, scrittore e conduttore radiofonico e questo lo rende una delle figure centrali nella cultura di massa americana.
Gene Simmons: i Kiss e il glam rock
Gene Simmons – sul binario esattamente opposto a quello di Bob Dylan – nel 1973 fonda assieme a Paul Stanley i Kiss. La band diventa famosa – oltre che per la propria musica – per uno stile eccentrico ed appariscente. I Kiss salgono sul palco con il volto obbligatoriamente dipinto e Simmons srotola la sua fantomatica – e lunghissima – lingua per la gioia del pubblico. L’immagine e l’iconografia dei Kiss li rendono un vero e proprio brand – un’emblema della cultura popolare. “I critici? siamo sicuri che siano una forma di vita necessaria? – ha risposto Simmons a proposito ai detrattori della band – molti di loro chiedono ancora i soldi alla mamma, io possiedo un pezzo d’America. Ecco la differenza”. Sebbene osteggiati da molti per la propria musica, i Kiss influenzano innumerevoli artisti dopo di loro e sono annoverati come la band ad aver ricevuto più dischi d’oro della storia.
La telefonata di Gene Simmons
Visto e considerato il background artistico e le filosofie di vita dei due musicisti, sembra quasi impossibile immaginare un sodalizio tra loro. Eppure – a quanto pare – il vecchio adagio è giusto. “Niente è impossibile”. “Se non compri il biglietto non puoi vincere alla lotteria” ha commentato Gene Simmons, nel raccontare il giorno in cui decise di contattare il manager di Bob Dylan. “Gli ho detto che volevo parlargli. Lui, subito, mi ha chiesto cosa volessi da Bob. E io, senza esitazione “Semplice, vorrei scrivere una canzone con lui”. Una richiesta ardita? La collaborazione sembra improbabile. O forse, ancor più strano, sembra immaginare lo schivo Bob Dylan sedere accanto all’esibizionista Gene Simmons per comporre un pezzo.
Il sodalizio Dylan-Simmons
Gene Simmons decide di alzare la cornetta e chiamare il manager di Bob Dylan. Vuole scrivere una canzone con il cantautore più influente e riservato d’America. La richiesta sembra ardita ma – del resto – tentar non costa nulla. “Dopo due giorni arriva un van davanti a casa mia – continua a raccontare il membro dei Kiss – si apre la portiera e scende Bob Dylan con una chitarra in mano. Dice al suo autista di passare a riprenderlo vero sera […] Ci siamo seduti e abbiamo iniziato a suonare”. Fun Fact: Gene Simmons svela di aver avuto difficoltà a capire gli accordi di Bob Dylan perché il cantautore…parla moltissimo mentre suona. Un incontro che svela curiosità inedite una dietro l’altra.
Waiting for the Morning Light
Ebbene, dalla curiosa collaborazione tra Bob Dylan e Gene Simmons nasce la canzone Waiting for the Morning Light. Un pezzo per cui Dylan non scrive le parole ma compone la melodia. E per cui Simmons non suona ma scrive il testo. Il risultato è un ibrido che non ha molto né della poesia delicata ed emotiva del primo né del glam rock del secondo. Un pezzo che rappresenta – meglio di qualunque altra cosa – il potere aggregativo della musica. Perché – sebbene l’incontro tra Bob Dylan e Gene Simmons sia forse il più “strano” del rock – la musica si conferma ancora un linguaggio universale.