I Red Hot Chili Peppers, nati a Los Angeles nel 1983, sono uno dei gruppi più amati e apprezzati del pianeta. La band è stata formata per iniziativa di 3 ragazzi della Fairfax High School di Los Angeles: il bassista Michael Petere Balzary (anche noto come Flea), il cantante Anthony Kiedis e il chitarrista Hillel Slovak, deceduto nell’88 a causa di un’overdose. Le droghe infatti, in un modo o in un altro, sono sempre state una costanza nella carriera dei Red Hot.
Il bassista dei Red Hot: “ho avuto a che fare con le sostanze stupefacenti sin dal giorno in cui sono nato”
Il bassista Flea ne è la prova vivente: la sua esperienza con alcune droghe è iniziata quando aveva solo undici anni, anzi, stando alle sue parole anche prima: “ho avuto a che fare con le sostanze stupefacenti sin dal giorno in cui sono nato.“ Oggi Michael Peter è pulito, ha smesso di usare sostanze circa 30 anni fa e, proprio perché ormai si parla di un passato remoto, ne riesce a parlare senza troppi problemi.
Flea, il cui soprannome significa ‘pulce’ e deriva dal fatto che ai tempi del liceo si trovava sempre al centro di ogni discussione, il 5 novembre 2019 ha pubblicato la sua autobiografia, piena zeppa di curiosità e aneddoti. Nel libro, intitolato ‘Acid for the children’, il bassista ripercorre la sua infanzia difficile fino ad arrivare al capitolo Red Hot Chili Peppers. E, ovviamente, non poteva mancare il racconto del suo periodo più buio: quello in cui faceva uso di droghe.
Flea: “la droga mi stava risucchiando”
“Tutto ciò che ho scritto è frutto della mia coscienza. Ho voluto rievocare quel periodo per cercare di comprendere al meglio quella situazione, ripercorrendo quei momenti in cui assumevo droga nel modo più stupido possibile. Sono stato veramente un uomo fortunato a sopravvivere a quella roba.” Ha spiegato il bassista dei Red Hot Chili Peppers in un’intervista per GQ Magazine, aggiungendo: “Sono passati quasi 30 anni dall’ultima volta che ho assunto sostanze stupefacenti, ma è una cosa che mi ferisce ancora oggi. Ho visto morire 3 dei miei migliori amici prima che arrivassero ai 26 anni di vita e io stesso sono stato molto vicino alla morte. Diventare genitore è stata una salvezza e così, alla fine, ho finalmente capito che la droga mi stava risucchiando.”
La lotta del bassista Flea contro la dipendenza
Flea, uno dei bassisti più virtuosi della scena rock e funk, è riuscito a combattere la dipendenza e a vincere. “Si è vero, ho smesso, ma la tentazione è una vera stronza. -ha spiegato il musicista- Ci sono due strade: puoi meditare, fare esercizio, pregare se sei religioso, farti curare e lavorare sui tuoi problemi. Oppure puoi incontrare il primo spacciatore che ti capita e comprare 50 dollari di droga e risolvere tutti i problemi in un attimo.”
Da giovane il musicista australiano naturalizzato statunitense, così come tutti coloro che ci finiscono dentro, non riusciva a comprendere a cosa stesse andando incontro: “Ero un primitivo. Sempre gettato per strada a girovagare. Si, ho commesso tanti errori, ma ciò che desideravo veramente era amore e affetto. Quando ho smesso di bere e drogarmi ho capito quanto facessero male certe cose e, da quel dolore, ho imparato tanto.” Il bassista dei RHCP oggi è una persona migliore e, tramite questa biografia, ha trovato un modo per sfogare ed elaborare la sua sofferenza: “Piano piano sto superando quel dolore e, oggi, voglio crescere ancora ed essere una persona più saggia, più matura.“