L’ex manager dei Nirvana e di Kurt Cobain ha scritto un libro dal titolo: “Serving the Servant: Remembering Kurt Cobain”. Di cosa parlerà mai questo libro? Ovviamente del rapporto tra il manager Danny Goldberg e il suo assistito Kurt Cobain. In particolar modo, l’autore ha sviscerato alcuni elementi interessanti tanto su Kurt Cobain quanto su alcune dichiarazione del cantante simbolo del grunge.
Kurt Cobain era un veggente
Il titolo è volutamente iperbolico e scherzoso. Kurt Cobain, come saprete, poteva vantarsi di avere un’ottima band alle spalle. Benché avesse dichiarato di non essere un grandissimo chitarrista, lo stesso non poteva dirlo dei compagni di band. Il bassista Krist Novoselic non era certo l’ultimo arrivato e fu anche un vero membro fondatore dei Nirvana, molto dotato e con linee di basso riconoscibili. Il batterista invece, Dave Grohl, entrò nella band nel 1990, tre anni dopo la nascita dei Nirvana, a seguito dell’esperienza con gli Scream. Kurt Cobain disse al suo agente che sapeva che Grohl aveva delle buone potenzialità come cantante e avrebbe potuto fare una band. Senza dimenticare le abilità batteristiche e da polistrumentista.
Le dichiarazione di Kurt
Il provino, all’epoca, di Dave Grohl per entrare nei Nirvana fu estremamente positivo. Cobain e Novoselic rimasero notevolmente impressionati dal modo di suonare di Grohl e lo presero subito nel gruppo. Goldberg, il manager di Cobain, ha raccontato: “Kurt mi ha appena detto ‘Non credo che tu abbia capito quanto è bravo Dave come cantante, io lo sento fare delle belle armonie ogni notte’. Era veramente così, lo sapevo perché c’era un lato molto fraterno in lui e uno dolce, ma c’era anche un po’ di invidia. Voglio dire che era competitivo”. Chissà se dentro di sé Kurt poteva o meno immaginare la futura nascita dei Foo Fighters…