“Le nostre influenze sono ciò che siamo. E’ raro che qualcosa sia un’assoluta, pura visione. Anche Daniel Johnson suona come i Beatles”. Così Eddie Vedder inizia a parlare delle ispirazioni e delle fonti della propria musica. Ripercorrere a ritroso il proprio cammino artistico – alla ricerca delle radici dalle quali si sprigionano le proprie idee – può essere piuttosto arduo. Anche per chi non volesse ammetterlo, è inverosimile che qualcosa nasca totalmente dal nulla. Una piccola suggestione, una vibrazione, anche la più piccola scintilla deriva da qualcosa che si è visto o sentito. Il cantautore e polistrumentista – iconico frontman dei Pearl Jam – ha riflettuto su questo tema, snocciolando la lista dei suoi album preferiti. Fare una scelta non è stato facile per lui – che si ritrovava a rimaneggiare costantemente le proprie decisioni – ma ne sono venuti fuori i 13 dischi a lui più cari. Andiamo alla scoperta di questa – intima e personale – collezione di Eddie Vedder.
Prima dei Pearl Jam e della fama
Eddie Vedder ha sempre saputo che la propria strada fosse quella della musica. Sebbene – da giovanissimo – si barcamenasse tra lavori saltuari per arrivare a fine mese, tentò fin da subito di collaborare con altri musicisti. Alla fine degli anni ’80 – mentre faceva il benzinaio part-time per finanziare la sua inesauribile fame di musica – collaborò al progetto artistico di un suo grande amico. Quel progetto aveva il nome di Temple of the Dog e di altri non era se non di Chris Cornell. Il gruppo – rimasto in vita giusto il tempo di un album – rese così omaggio alla scomparsa di Andrew Wood, grande amico e coinquilino del cantante dei Soundgarden.
Come detto la presenza di Eddie Vedder – nei Temple of the Dog – può dirsi più saltuaria che costante. La voce maestosa e sempre presente è naturalmente quella, del ben più navigato, Chris Cornell. Ma – grazie a magnifici e intramontabili pezzi come Hunger Strike – l’album ebbe il merito di rivelare alla musica il grande talento di Vedder. Quando tutti si resero conto delle suoi doti e della sua voce, venne invitato a fare un provino per una band che si sarebbe formata di lì a poco, i Pearl Jam. La collaborazione con Jeff Ament, Mike McCready e Stone Gossard è poi diventata storia – e dura fino ad oggi.
Gli album preferiti di Eddie Vedder
Per un artista e un cantante come Eddie Vedder stilare una classifica dei propri album preferiti è sicuramente un’impresa ardua. Non tanto perché non ne abbia, ma perché le suggestioni e le ispirazioni che circolano nella musica sono tantissime. Il cantante dei Pearl Jam ha sempre mostrato un particolare inclinazione per la musica alternativa e confermato i suoi pilastri sacri come Bruce Springsteen, Joe Strummer, Black Francis e Henry Rolling. Mentre alcuni nomi – all’interno della sua lista – sono prevedibili, altri potrebbero sorprendere. I Beatles, i The Who, i Ramones e i Soundgarden fanno ovviamente parte dei 13 album più vicini al suo cuore. Ma quali sono gli altri insospettabili?
The Jackson 5 – Third Album
The Beatles – The Beatles
The Who – Tommy
Ramones – Road to Ruin
Talking Heads – More Songs About Buildings And Food
Various – Music and Rhythm
Sonic Youth – Daydream Nation
Jim O’ Rourke – Insignificance
Fugazi – 13 Songs
Soundgarden – Screaming Life / Fopp
Mudhoney – Mudhoney
Tom Waits – Nighthawks at the Diner
Pixies – Surfer Rosa