(I Can’t Get No) Satisfaction compie 54 anni ed è diventata una delle canzoni più famose e iconiche della band britannica Rolling Stones.
Le origini della canzone
Chi non conosce il riff di (I Can’t Get No) Satisfaction? La canzone fu ideata da Keith Richars nel 1965, in una stanza di hotel. L’idea gli era venuta dopo una dormita e, dopodiché, si ributtò a letto; al suo risveglio, Richards accese il registratore e notò che furono registrati circa due minuti di chitarra e altri quaranta del rumore del suo russare.
I Rolling Stones incisero il brano il 10 maggio 1965 a Chicago con Brian Jones all’armonica. In seguito, ne registrarono un’altra circa due giorni dopo a Hollywood, con un ritmo differente e un effetto distorsione sul riff.
Richards voleva incidere una terza volta il brano, ma con una sezione di fiati, ma i membri del gruppo insistettero e, alla fine, fu scelta la versione chitarristica.
Il grande successo di (I Can’t Get No) Statisfaction
(I Can’t Get No) Satisfaction è stata pubblicata per la prima volta nel 1965 negli Stati Uniti, estratta dall’album Out Of Our Heads dei Rolling Stones. Il brano portò il gruppo ad un successo senza precedenti, facendoli salire sul podio della Billboard Hot 100 per un mese. In alcuni Stati, come nei Paesi Bassi, la canzone rimase prima in classifica per ben otto settimane.
In Europa fu trasmessa solo da emittenti pirata, perché si riteneva che il testo fosse sessualmente esplicito, ma uscì ufficialmente ad agosto. Il testo si dichiara apertamente contro il consumismo e attacca lo status quo degli anni 60.
Le cover più celebri del brano dei Rolling Stones
Satisfaction è diventata talmente iconica da essere cantata da diversi cantanti famosi, tra questi anche la regina del soul Aretha Franklin pubblicò la sua versione del brano nel 1968, portandola al ventisettesimo posto nella classifica di vendita britannica dei singoli. Una delle versioni più estreme di (I Can’t Get No) Satisfaction fu pubblicata nel 1976 dai Residents, ma fu “un vero e proprio dito nell’occhio”, come affermato dal produttore Brad Laner.
Anche Britney Spears non perse l’occasione di fare una cover della canzone, la quale la inserì nel suo secondo album “Oops!…I Did It Again”, ma fu fortemente criticata, soprattutto da Rodney Jerkins che la definì “una delusione”.