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Buon compleanno Lou Reed: le poesie inedite del fondatore dei Velvet Underground

Avrebbe compiuto 77 anni questo due marzo Lou Reed, storico leader e fondatore dei Velvet Underground e uno dei maggiori simboli del rock, sia per la musica che per lo stile di vita sregolato. A ormai sei anni dalla scomparsa, il “New York City Man” – così si era definito in uno dei pezzi dedicati alla sua città natale -, continua ad essere un artista straordinariamente contemporaneo. Viso scavato, Ray-Ban scuri, giacca di pelle nera e uno sguardo lucido e crudo verso l’ambiguità umana che ne ha fatto cantore emblema dei bassifondi metropolitani. Tutti sappiamo che Lou Reed fu padrino del punk, ma la poesia occupò altrettanto spazio nella sua vita quanto il rock’n’roll. Ecco di seguito, alcune delle sue poesie inedite.

Lou Reed: poesie

In pochi sono a conoscenza di quel capitolo della vita di Lou Reed in cui “l’angelo del male”, in piena crisi di identità, decise di abbandonare per un po’ le scene e dedicarsi esclusivamente alla poesia. Gesto che non fu del tutto inaspettato visto il peso che la letteratura aveva sempre avuto nel suo nelle sue canzoni, tanto da dare una dignità nuova e maggior spessore culturale al rock.

Si intitola “Do Angels Need Haircuts?” ed è il titolo della raccolta di poesie di Lou Reed uscita ad aprile del 2018, la prima pubblicazione ufficiale postuma alla sua morte. Il libro riprende in parte la raccolta amatoriale We are the pretty people del 1976, aggiungendo materiale inedito che per anni era rimasto custodito alla New York Public Library in audiocassetta. Le letture delle seguenti poesie sono già state diffuse online in formato digitale – si dice che anche Allen Ginsberg fosse presente quando furono registrate.

Lipstick

Il 10 marzo 1971, Lou Reed lesse per il Poetry Project della chiesa di St. Mark’s In The Bowery e annunciò al pubblico che non avrebbe più fatto il musicista, bensì il poeta. Questa poesia fu letta per la prima volta quella sera.

If lipstick were black
you’d wear it
If love were straight
you’d curl it
If life were wet
you’d burn it.
If death were free
you’d earn it
If you were death
I’d hiss you
If you were life
I’d catch you
If you were here
I’d kiss you
But since you’re not
I’ll miss you)

We are the people

“We are the people without land. We are the people without tradition. We are the people who do not know how to die peacefully and at ease. We are the thoughts of sorrows. Endings of tomorrows. We are the wisps of rulers and the jokers of kings.
We are the people without right. We are the people who have known only lies and desperation. We are the people without a country, a voice or a mirror. We are the crystal gaze returned through the density and immensity of a berserk nation. We are the victims of the untold manifesto of the lack of depth of full and heavy emptiness.
We are the people without sorrow who have moved beyond national pride and indifference to a parody of instinct. We are the people who are desperate beyond emotion because it defies thought. We are the people who conceive our destruction and carry it out lawfully. We are the insects of someone else’s thought. A casualty of daytime, nighttime, space and god without race, nationality or religion. We are the people. The people. The people.”

“Siamo le persone senza diritti. Siamo le persone che hanno conosciuto solo bugie e disperazione. Siamo la gente senza un Paese, una voce o uno specchio”: versi che potrebbero essere tranquillamente stati scritti nell’odierna America, che riflettono sulla situazione politica, sul senso di appartenenza e sulle contraddizioni dell’umanità.

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