Revolver, l’apice della maturità dei Beatles
Il 5 agosto del 1966 veniva pubblicato il settimo album in studio dei Beatles, Revolver. Non un album qualsiasi, non uno tra i tanti album che sono stati realizzati dalla band; sicuramente si tratta di uno dei più importanti album di sempre da parte della formazione di Liverpool. L’apice della maturità dei Beatles, realizzato in un momento storico certamente non semplice per diversi motivi. Gli anni di Revolver sono gli anni del cambiamento psichedelico, in cui i Beatles affiancarono ai grandi successi l’immensa qualità. Abbiamo raccolto cinque curiosità sul settimo album in studio della band.
Le grandi critiche ai Beatles
La pubblicazione di Revolver il 5 agosto del 1966 fu una vera e propria manna dal cielo per i Beatles. La band statunitense stava attraversando problematiche notevoli, per via della grande portata mediatica di critiche e disprezzo generale. Innanzitutto, il grande tour de force che la band stava tenendo portava a un annullamento costante di idee e qualità, per reggere lo sforzo delle troppe esibizioni.
Inoltre, le dichiarazioni di John Lennon, le critiche ai singoli membri della band e il ruolo non favorevole della critica non furono certamente positive. Le grandi critiche ai Beatles venivano mosse più sul personale che sul tecnico e l’artistico. C’era bisogno di qualcosa che offrisse una nuova visione della formazione: l’album fu il meglio in questo senso.
I nuovi orizzonti della band
Insieme alla svolta critica e artistica, l’album rappresentò anche una grande svolta concettuale e musicale. Prima, però, di sottolineare questo grande passo in avanti fatto dalla band di Liverpool, è bene sottolineare i nuovi orizzonti della band che furono la base del nuovo album. Il momento di pausa che la band si prese (l’ultima esibizione dal vivo ci fu alla fine del 1965) fu importante per studiare i concetti base del nuovo album.
Si era ancora ben lontani da quei momenti di tensione che caratterizzarono lo scioglimento della band, e ogni membro poteva offrire qualcosa di importante. George Harrison poteva contare sulle sue tendenze orientali, sulla sua passione per certi tipi di filosofie e religioni; Paul McCartney aveva deciso di sperimentare molto, appassionandosi anche di musica classica; John Lennon si era avvicinato all’acido lisergico, compiendo – quasi fosse un rituale – una grande opera interiore ed esteriore di conoscenza. Ringo Starr, che sembrava essere il membro più standard dei quattro, era il collante della band.
Revolver o Rubber Soul 2?
Una dichiarazione di George Harrison, a proposito dell’album, fece molto pensare. Secondo il cantautore e polistrumentista Revolver avrebbe potuto chiamarsi tranquillamente Rubber Soul 2. In effetti l’album fu un grande ampliamento delle tematiche introspettive già trattate nell’album pubblicato otto mesi prima, considerato già più “serio” rispetto ai precedenti.
Il grande passo in avanti venne compiuto con i pezzi che portarono la firma di John Lennon. Basti pensare a Tomorrow Never Knows, ultimo pezzo dell’album che si basa sul solo accordo di do maggiore, un grande passo in avanti verso quel rock psichedelico tanto ricercato dalla band.
Copertina e titolo dell’album
Anche la copertina dell’album fu un evidente segno della psichedelia a cui la band mirava. Essa fu realizzata dallo studente e artista tedesco Klaus Voormann, amico dei Beatles. Le facce messe più in risalto sono state realizzate con inchiostro di china; tutti gli altri volti dei quattro membri della band sono stati ricavati da fotografie, ritagli di giornale o riviste varie.
Quanto al titolo dell’album, invece, è un doppio senso. Indica sia il tipo di pistola, sia il movimento del disco sul piatto di un giradischi (revolving). Il nome fu scelto dopo diverse opzioni. La prima fu Abracadabra, poi scartata perchè un’altra band si era già servita del nome. Poi Magical Circles, Beatles on Safari, Pendulum, Fat Man and Bobby, Rock’n’roll Hits of ’66 e molto altro.
Vendite e certificazioni
L’album ottenne un grande successo sia in termini di vendite, sia per quanto riguarda nomine o dediche speciali. Con più di 5 milioni di copie vendute, ha ottenuto 5 platini negli Stati Uniti. 2 dischi di platino, invece, in Regno Unito e Canada mentre solo uno in Australia.
La rivista Rolling Stone l’ha posto al terzo posto su 500 per quanto riguarda i migliori album di sempre; la rivista New Musical Express addirittura al secondo posto nell’analoga classifica.