Nel corso della sua lunghissima storia, il festival di Sanremo, in più di una occasione, ha avuto modo di ospitare artisti importantissimi nell’ambito del rock. Talvolta, come in uno dei casi specifici che affronteremo, si è trattato di vere e proprie esibizioni lampo, in cui gli artisti hanno scelto di non rapportarsi nemmeno con il pubblico o con il presentatore di turno. Altre volte, invece, la situazione è stata differente. Ciò che accomuna tutte le situazioni è il fatto che Sanremo non si è mai presentato come vetrina di talenti ancora in fase di maturazioni, ma, piuttosto, come luogo prestigioso, tra gli altri, dove esibirsi, seppur per poco. In questo articolo parleremo delle dieci (tra le più importanti) personalità nell’ambito del rock che hanno calpestato il palco di Sanremo.
1) Bruce Springsteen: Il Boss giunse a Sanremo il 20 febbraio del 1996. Si trattò di un traguardo importantissimo per il Festival di quell’anno, condotto dallo storico Pippo Baudo. Si trattò, invece, di un vero e proprio tradimento per i suoi fan, che iniziarono ad etichettarlo come “venduto” o “traditore”. Il cantautore e chitarrista statunitense pretese, tuttavia, che fossero attuate delle norme per consentire la sua esibizione. La Rai, che non voleva perdere quest’opportunità, anche sotto consiglio di Pippo Baudo, accettò. Alla fine lo statunitense si esibì per una decina di minuti, in un palco a luci spente, senza che gli venissero poste domande nè prima, nè dopo l’esibizione. L’unica gioia per il conduttore di Sanremo fu quella di poter stringere la mano a Springsteen e chiamare una meritatissima standing ovation. Dopo mezz’ora, grazie al suo jet privato, lo statunitense era già lontano dal paese ligure. Durante la sua esibizione cantò un pezzo non da poco: The Ghost of Tom Joad, tradotto simultaneamente (attraverso sottotitoli in italiano) in modo che il pubblico potesse capire l’importanza del testo presentato.[nextpage title=”pagina 2″]
2) Peter Gabriel: l’esibizione del leader e fondatore del Genesis (famoso, al tempo, anche per una già ben avviata carriera da solista) fu memorabile, non tanto per il livello canoro espresso – si esibì in playback, secondo una pratica ancora consolidata sui palchi dell’Ariston e “svelata”, durante l’ultima serata del Festival, da Vasco Rossi) – ma per le altre dinamiche dell’esibizione stessa. Peter Gabriel fu ospite speciale nel Festival di Sanremo del 1983, presentato da Andrea Giordana, Isabel Russinova, Anna Pettinelli e Emanuela Falcetti. Il fondatore dei Genesis si esibì cantando Schock The Monkey; truccato abbondantemente come una scimmia, tutta la sua esibizione è stata un continuo e repentino movimento, fino ad arrivare agli ultimi secondi del brano stesso quando, con una corda, ha lasciato basito un ignaro pubblico dell’Ariston lanciandosi tra i presenti per due volte, e camminando addirittura sulle poltrone. Unica nota dolente, almeno per il suo fisico, la schienata da paura presa nel tornare, con la stessa corda, sul palco. Ma nulla di grave, Gabriel stesso fa finta di nulla e il pubblico è in visibilio.
3) Queen: l’esibizione dei Queen a Sanremo non è stata certamente tra le più fortunate in tutta la storia dell’intera band, e contribuì a rivelare gli scandalosi errori dell’organizzazione Rai di quella e delle altre serate. Siamo nel 1984, ospite speciale è la rock band britannica e Pippo Baudo, direttore artistico e conduttore, riesce a portare a casa ancora un altro grande successo. Qualcosa però va storto: i Queen prima della serata sono già arrabbiati per un litigio tra di loro, rivelerà Enrico Ruggieri che aveva provato a conoscerli prima della serata stessa. Rabbia è data dal fatto che la Rai non permise ai britannici di esibirsi dal vivo, ma volle che cantassero in playback. Non si può pensare che la band accettasse di buon grado questa proposta e, in effetti, la band fece di tutto per far capire al pubblico che si stava esibendo in playback contro la propria volontà. Per la cronaca, il brano portato sui palchi fu Radio Gaga. Quello dell’84 fu ritenuto il Festival dello scandalo.[nextpage title=”pagina 3″]
4) David Bowie: facciamo un salto di più di dieci anni e giungiamo al 1997 quando, a presentare il 47° Festival di Sanremo, Mike Bongiorno chiamò sul palco il
“Duca Bianco”. Il presentatore non risparmiò parole di lode per David Bowie, presentandolo come uno dei cantanti migliori al mondo, nonchè così tanto celebre da essere, addirittura, quotato in borsa. Il britannico si esibì cantando “Little Wonder”, brano contenuto nell’ambum Earthling pubblicato nel medesimo anno. Quello che si presenta sui palchi è un David Bowie già lontano da quell’aspetto sgargiante che l’aveva caratterizzato negli anni precedenti: versione fine anni ’90, abiti e portamento sobrio, si presenta sul palco nominando chi l’accompagna e cantando. Alla fine del pezzo, anche in questo caso nessuna domanda nè prima, nè dopo (Mike Bongiorno rimane in disparte, lodandolo anche dopo), saluta il pubblico con un sorriso e con un “grazie”.
5) Depeche Mode: i Depeche Mode sono stati a Sanremo due volte: nel 1986 e nel 1990. La prima volta, nel 1986, furono tra gli ospiti insieme a (tra gli altri) Talk Talk e Sting, di cui parleremo successivamente, e si esibirono con la loro Stripped, canzone estratta dal quinto album in studio degli inglesi, pubblicato il 10 febbraio del 1986. La seconda volta, nel 1990, insieme a un’altra artista certamente non di minor calibro come Tina Turner, si esibirono presentando la famosa Enjoy The Silence. Accolti da un gran pubblico, che scandiva a colpi di applausi e cori il ritmo del pezzo stesso, i DM si sono esibiti con la loro solita compostezza, accompagnata da una vena ironica di fondo che è stata la base di tutta l’esibizione. Una standing ovation durata tutto il tempo e culminata con le urla finali ha accompagnato il termine della loro esibizione.
6) Sting: siamo ancora nel 1986, che si traduce in applicazione della norma che è valsa per gli altri artisti stranieri precedentemente presentati: playback che vale soltanto per loro, non per i concorrenti in gara. A pagarne le spese è, questa volta, Sting, che esibì cantando (si fa per dire…) Russians, visibilmente imbarazzato e lontano dal microfono. Caratteristica peculiare di quell’esibizione, specie se rapportata alle precedenti che hanno sempre visto, in un modo o nell’altro, un grande movimento degli artisti, è stata la totale immobilità del cantante e polistrumentista inglese, che ha dato azione soltanto ai muscoli del suo capo.[nextpage title=”pagina 4″]
7) REM: dopo l’iniziale giubilo da parte dei fan nel 1995, quando i REM non si esibirono più, come inizialmente previsto, sui palchi dell’Ariston per via della già trita e ritrita norma sul playback, alla fine gli statunitensi si sono esibiti, quattro anni dopo, nel Festival di Sanremo del 1999. Nel Festival di Sanremo presentato la Fabio Fazio, la band statunitense si esibì con due brani molto diversi tra di loro: Daysleeper e Lotus. Introdotti dalle parole di lode e riverenza di Fazio, che si dichiara essere addirittura un loro fan, i REM danno grande prova di qualità sul palco. Per la prima volta, in questa classifica, abbiamo un momento di pausa tra una canzone e l’altra, in cui Fazio può fare qualche domanda alla band (di quelle estremamente banali, tra cui il motivo per cui è stato scelto tale nome), prima di introdurre la seconda canzone cantata dagli statunitensi, Lotus. Dopo nuovi complimenti da parte del presentatore, i REM abbandonano il palco tra gli applausi del pubblico.
8) The Smiths: l’esibizione degli Smiths nel Sanremo del 1987 è stata davvero fuori dagli schemi. Si è trattato di un vero e proprio special rock in cui, per ben oltre 15 minuti, c’è stata la presenza dei britannici formatisi a Manchester sul palco dell’Ariston. Fuori dagli schemi sono state le domande iniziali poste a Morrissey, di una stravaganza unita a nonsense a cui si poteva rispondere solo con altrettanta mancanza di senso. Dopo il divertente avvio è stato il momento dell’esibizione (sempre in playback, con sottotitoli in italiano) degli Smiths, che hanno cantato “Ask”, “Shoplifters of the World Unite “, “There is a Light that Never Goes Out ” e “Panic”. Un Morrissey, come suo solito, stravagante anche nell’aspetto e con gli occhiali da sole, è stata la costante di tutta l’esibizione dei britannici.[nextpage title=”pagina 5″]
9) Paul McCartney: rimaniamo in tema Gran Bretagna per una famosissima presenza sul palco dell’Ariston. Paul McCartney si esibì, insieme a Linda, nell’apertura dell’ultima serata del Festival di Sanremo del 1988, in quell’anno condotto da Miguel Bosè, Gabriella Carlucci e Carlo Massarini. Si immaginava che in quel frangente ci sarebbe stato un incontro, e una conseguente riconciliazione, con George Harrison, anch’egli presente a Sanremo per il dopo-festival, che ha visto la presenza di numerosi artisti internazionali. In realtà, tra i due non ci fu nessun incontro, ma torniamo all’esibizione di MacCartney del 1988: il britannico ha cantato, con il solito playback, “Once Upon a Long Ago”. Dopo l’esibizione Miguel Bosè ha avuto la possibilità di porgli qualche domanda e ricevere qualche sorriso, prima di vedere l’abbandono del palco da parte dell’inglese.
10) Blur: siamo agli ultimi ospiti storici di questa nostra lista. I Blur furono presenti, nelle vesti di ospiti internazionali, nel Festival di Sanremo del 1996 (lo stesso che vide la presenza di Bruce Springsteen, dei Take That, dei Cranberries e dei Bon Jovi, tra gli altri ospiti). I britannici formati nel 1989 si esibirono con “Charmless Man”, brano pubblicato un anno prima nell’album The Great Escape. “Alla ribalta della musica inglese”, li ha presentati in questo modo Pippo Baudo, sottolineando il milione di copie vendute per quanto riguarda l’ultimo album in studio e paragonandoli, seguendo voci del tempo, ai Beatles. I Blur si sono presentati sul palco con una sagoma di cartone, a rappresentazione di quell’uomo noioso che è proprio del testo della canzone. L’esibizione finisce con il microfono che viene fatto roteare e con la band che abbandona un palco, non troppo omaggiata da applausi solo contenuti da parte del pubblico.
di Bruno Santini (Nefele)